Spesso quando si parla di matrimonio “laico” si pensa immediatamente al concetto di ateismo, dando per scontato che un matrimonio “laico” corrisponda anche ad una cerimonia “atea”.
Ma è proprio così?
Per fare chiarezza in merito a questi due concetti, partiamo dalla rispettiva analisi etimologica.
Il termine “laico” deriva dal greco antico laikós, ovvero “del popolo”, che appartiene al popolo secolare e non ecclesiastico, privo quindi delle conoscenze teologiche-filosofiche proprie della casta sacerdotale.
Il termine “laico”, nell’accezione moderna, ha il significato di “aconfessionale”, slegato da qualsiasi confessione religiosa (o non religiosa).
Negli ultimi anni il termine “laico” viene utilizzato in modo generico per indicare un atteggiamento indifferentemente “agnostico” o “ateo”; tale uso è però scorretto, perchè “laico” significa svincolato dall’autorità confessionale, ma non esclude la pratica di una credenza religiosa, tanto che possiamo distinguere “laici credenti” e “laici non credenti”.
Il termine “ateo” deriva anch’esso dal greco antico, àtheos, ovvero dal sostantivo “dio” con davanti l’a-privativa, e significa letteralmente “senza dio”: “ateo” è dunque chi non crede in alcuna divinità e ne nega l’esistenza come realtà trascendente l’uomo.
Vediamo, quindi, che i termini “laico” e “ateo” esprimono due concetti e due posizioni molto diverse tra loro.
Laico è anche una persona priva di pregiudizi e che si sforza di ragionare partendo non da presupposti aprioristici e non arroccandosi su posizioni cristallizzate e immutabili.
Laico è chi propende per una chiara e netta separazione della vita delle istituzioni dall’influenza e dall’ingerenza delle confessioni religiose (quali esse siano) e chi auspica e lavora per una società non succube di credenze e pregiudizi religiosi.
Appare ora con maggiore chiarezza come un matrimonio “laico” sia una cerimonia non necessariamente “atea”, ma che si concentra sulla storia e sulla vita delle persone che celebra senza fare riferimento alcuno a entità trascendenti definite o a un particolare credo religioso. Questo tuttavia non significa che le persone coinvolte non possano nutrire in sé un sentimento del trascendente.
Chi richiede un matrimonio laico – umanista (e mi piace aggiungere l’aggettivo “umanista” proprio per sottolineare il valore che tale cerimonia attribuisce all’essere umano in quanto unico e completo in sé), ebbene, chi richiede una cerimonia del genere desidera porre al centro di tale celebrazione la propria storia di vita, la propria storia d’amore oppure ancora il ricordo di una persona cara ricordandone le parole, i gesti e le azioni compiute in vita, oppure un passaggio esistenziale saliente, quale, per esempio, l’arrivo in famiglia di un nuovo componente (adottivo o biologico che sia) o il compimento del diciottesimo anno d’età.
Per tutti questi motivi è importante sottolineare come una cerimonia “laica” non sia necessariamente una cerimonia “atea”. Diversi e numerosi sono i motivi che suggeriscono una cerimonia del genere: per esempio, coppie che provengono da Paesi differenti, hanno religioni diverse e desiderano celebrare il proprio amore in modo inclusivo e non discriminante per l’una o l’altra parte.
Nella mia attività di celebrante laico-umanista ho celebrato tante unioni che, nonostante non mostrassero né simboli, né la ritualità di alcun credo religioso, erano impregnate di un senso così totalizzante di bellezza, spiritualità, amore profondo e profondo rispetto per la propria essenza e per l’essenza del partner, tanto da offrire ai protagonisti e a tutte le persone coinvolte, un’esperienza di fratellanza e sorellanza universale e straordinaria.
Del resto, come osservava il celebre psichiatra Carl Gustav Jung: “La domanda cruciale per l’essere umano è: «Sono o meno correlato a qualcosa di infinito?» […]
La nostra psiche è costruita
in armonia con la struttura dell’universo,
e ciò che accade nel macrocosmo
accade ugualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell’anima”.
E allora, forse, scegliere di celebrare i nostri momenti unici e speciali con una cerimonia laico-umanista è il modo più onesto e inclusivo per celebrare la nostra comune umanità, perchè facciamo tutte e tutti parte della stessa comunità: il genere umano.